Storia

STORIA E SVILUPPO
Il tempietto superò il medioevo senza danni. Nel XIV sec. è ricordato come “Ecclesia S.Salvatoris” dipendente dalla pieve di Sant’Angelo in Capite. Nelle visite pastorali fra Cinque e Settecento viene ricordato come chiesa rurale, nobilitata, tuttavia, dalla sua grande antichità e dagli splendidi ornamenti marmorei.Lo stile classicheggiante dell’edificio catturò l’attenzione di molti studiosi sin dal Rinascimento. Francesco di Giorgio Martini, Antonio da Sangallo il Giovane ed il Palladio ci hanno lasciato, con i loro disegni, testimonianze preziose per conoscere l’aspetto che all’epoca conservava il monumento, ancora completo in tutte le sue parti. Nel XVIII sec., a seguito di un violento sisma e delle spoliazioni che ne seguirono, l’edificio subì la manomissione e la parziale perdita dei portichetti laterali. L’intervento di eruditi locali e una disposizione a tutela dell’edificio da parte del cardinale Rezzonico nel 1767, consentirono comunque di recuperare parte dei materiali lapidei sottratti. Nel  XVIII sec. e nella prima metà del XIX il tempietto divenne meta dei viaggiatori e di artisti, tra cui anche il poeta Byron. Nel 1894 iniziarono le prime ricognizioni, le proposte di recupero, l’acquisto da parte dello Stato. Agli anni 1900-1910 risalgono i primi rilievi scientifici dell’edificio e la ricognizione ed il censimento di tutti i pezzi lavorati presenti in zona e nelle raccolte di Spoleto, che consentirono la ricomposizione del passaggio laterale. Nel 1927 il poeta Giosuè Carducci, che cita il tempietto e le fonti del Clitunno nelle sue Odi Barbare, interveniva presso le autorità locali affinchè ponessero cura alla vegetazione del luogo, convincendole all’inserimento del nobile cipresso, oggi così diffuso.